Salta al contenuto

Difficoltà: E (percorso escursionistico semplice)

Tappe principali: Anconella, Monte Castellari-Passo del Dado, Sabbioni, Cascata delle Colore, Grotta della memoria, Oratorio di San Cristoforo, Casedro, il Trebbo, Chiesa di Barbarolo, Fonte della Castellina, I Casoni, La Guarda

Lunghezza: 13 km c.a

Tempo di percorrenza: 6 ore

Dislivello: circa 700 metri

Come si raggiunge

In auto: Il percorso si svolge ad anello e può essere intrapreso da qualsiasi punto; il punto di inizio consigliato è all’Anconella, frazione di Loiano distante 30 km da Bologna e raggiungibile tramite la statale n. 65 della Futa o la Provinciale Fondovalle Savena (indicazioni in loco). Parcheggio nei pressi della Chiesa dell’Anconella.

Collegamento extraurbano: Linea TPER n.906 fermate: Barbarolo bivio, Molinelli di sotto, le Scope.
Per gli orari, consultare il sito Tper

Descrizione: itinerario di media montagna di interesse naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico.

E’ possibile percorrere l’itinerario per intero o ridurlo della metà: dopo averne compiuto circa un quarto, un breve raccordo conduce alla località I Casoni, dove si riprende il percorso lungo per completarne l’ultimo quarto.

Il raccordo parte in prossimità della località Sabbioni: una volta lasciata la cresta di Passo del Dado, si deve proseguire sulla strada asfaltata fino a raggiungere una casa che reca il civico n.6, alla vista del cartello Sabbioni, si svolta a sinistra in un campo, da cui si può ammirare il panorama sulla Val di Zena e sul Monte delle Formiche, e si continua in direzione nord, parallelamente alla strada, in leggera discesa, fino a giungere al borgo I Casoni, da cui ci si ricongiunge con l’itinerario più lungo.

L’itinerario attraversa alcuni dei luoghi più significativi dei combattimenti della Seconda Guerra Mondiale posti sulla Linea Gotica.

Itinerario Cascata delle Colore-Linea Gotica
Mappa Itinerario Linea Gotica - Cascata delle Colore - Clicca per ingrandire PDF

Il percorso parte dal borgo dell’Anconella (minuscolo e grazioso centro abitato composto da alcune antiche case in pietra, che merita una breve visita).

L’antico borgo dell’Anconella

L’Anconella è un piccolo borgo sviluppato attorno all’edificio della Trattoria Anconella, di origine medievale, risalente al 1300, che fu sapientemente ristrutturato e conservato dalla famiglia Gamberini, che possiede tuttora la trattoria. Prospicente l’ingresso del ristorante, vi è un antico portico, che caratterizza l’intero abitato. Sull’ingresso del locale è visibile un bassorilievo raffigurante la croce contenuta nel cerchio, simbolo dei Cavalieri Ospitalieri, antico ordine religioso cavalleresco che svolgeva la missione di sostenere ed alloggiare malati e pellegrini, in particolare quelli che si recavano a Roma o in Terra Santa. Questa particolarità si spiega con il passaggio dell’antica Strada Romea che dalla guarda scendeva all’Anconella per risalire a Sabbioni passando da Ronco Biancano.

Chiedendo ai proprietari, è possibile visitare i sotterranei del locale, dove sono visibili le murature originali di epoca medievale, con soffitti ad arcate e un grande camino in pietra.

Il fatto di essere costruito sulle arenarie e la cura con cui sono conservate le antiche case in pietra rendono l’Anconella uno dei borghi più particolari dell’Appennino. Su queste arenarie sono scavate delle grotte dette ‘buse nelle lastre’, un tempo abitazioni e ricoveri utilizzate anche come rifugi dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. La più grande ha una profondità di 15 m. circa e termina con una nicchia conclusa da un architrave datato 1901. Importante dal punto di vista storico è la chiesa di San Vittore ampliata nel Settecento, che sorge sui resti di un antico oratorio risalente al Trecento.

Dal centro della Frazione, in prossimità del trivio, seguendo le indicazioni per il Passo del Dado si raggiunge in breve tempo la cresta in cui svetta il Monte Castellari e si sbocca in una radura con un grande prato, in prossimità della strada comunale Sabbioni – La Guarda.

I combattimenti di Monte Castellari

Dopo la conquista di Loiano, avvenuta all’alba del 5 ottobre da reparti della 91a divisione alleata, si è tentato un assalto a sorpresa al caposaldo di Monte Castellari, due miglia a nord, da dove l’artiglieria tedesca continua a colpire.

Il rilievo è stato raggiunto solo il 9 ottobre, sotto una pioggia battente. I reduci del 145° reggimento della 65a divisione tedesca furono scacciati con attacchi notturni e assalti, in cui i soldati americani si arrampicavano con scale di corda sulla cresta rocciosa. Questa fase dei combattimenti è costata agli alleati circa 1.400 perdite.

Dopo la conquista di Monte Castellari e del villaggio di La Guarda gli americani si sono trovati di fronte il baluardo di Livergnano, sul contrafforte pliocenico, strenuamente difeso dalla 65a divisione di fanteria tedesca. (Approfondisci: La Linea Gotica)

Il Monte Castellari si presenta come un crinale con un’altezza massima di 708 metri che separa la Valle del Savena dalla Valle dello Zena: l’area è interessante per la varietà della flora e per la conformazione geologica del Contrafforte Pliocenico. Nelle zone più assolate e nelle rupi arenacee esposte a sud-ovest sono presenti alcuni arbusti tipici della flora mediterranea come l’elicriso, l’artemisia e la fumana.

Nella sella denominata Passo del Dado sono visibili tracce di alcune postazioni utilizzate durante la Seconda Guerra Mondiale: rivolte a sud quelle tedesche utilizzate brevemente per frenare l’avanzata alleata nell’ottobre del 1944, a nord e più evidenti quelle alleate, occupate a lungo dagli americani nel corso dell’offensiva verso Livergnano. Si tratta di piccoli ripari, appostamenti per armi individuali di reparto e postazioni di artiglieria a volte rafforzate da terrapieni.

L’itinerario prosegue verso sud o lungo la comoda strada asfaltata che si imbocca oltrepassata la radura, tenendo la destra oppure attraverso un breve itinerario molto panoramico e in alcuni tratti esposto che segue la cresta prima di immettersi nella strada comunale: imboccare le ripide tracce di sentiero che si scorgono tra la vegetazione a destra, ovvero a sud, non appena giunti sul passo.

Si percorre la strada asfaltata che scende verso Sabbioni. Da qui, all’altezza della casa che reca il civico 6, si biforcano l’itinerario breve e quello lungo: il primo va verso sinistra, il secondo va verso il bivio con la Statale della Futa, per voltare a destra verso Loiano / Firenze e raggiungere l’abitato di Sabbioni.

Sabbioni

Piccolo nucleo storico citato nel 1315 come località sulla ‘strada di Toscana’, ebbe una stazione di sosta con osteria. Un edificio storico costeggia la strada: originariamente sulla facciata vi era un porticato a nove arcate, all’interno delle quali si trovavano una trattoria, una bottega, gli ingressi alle abitazioni e alle stalle dei quadrupedi, che servivano a trainare carrozze e carri fino a Loiano lungo il ripido “tratto napoleonico”.

Ricostruito dopo un incendio causato dall’ultima guerra, l’edificio ha perduto sei dei suoi archi, ma non la sua antica destinazione di bottega e osteria, tuttora presenti. Di fronte a questa costruzione si trova un edificio con il frammento di un antico architrave, di probabile epoca rinascimentale, sulla quale sono ancora visibili in rilievo i simboli del fabbro e del maniscalco. A Sabbioni si trova anche una moderna chiesa intitolata ai santi Fabiano e Sebastiano, che si dice abbiano protetto il borgo dalla peste.

Superato il bivio con la strada che riporta all’Anconella, all’altezza della chiesa, si prosegue a sinistra lungo via del Pozzo seguendo le indicazioni del sentiero CAI 941. Si scende fino ad incontrare il bivio con il sentiero CAI 827 sul quale si prosegue tenendo la sinistra, fino a guadare il piccolo Rio delle Bandite. Si segue il piccolo corso d’acqua e poi il torrente Zena in cui il ruscello si immette, lungo la sinistra orografica fino al bivio col sentiero CAI 827 A (indicazione Scanello) che si lascia alla destra e, proseguendo per l’827, si raggiunge la Cascata delle Colore.

Il luogo è suggestivo: la piccola cascata appare come una vena rossastra sulla parete rocciosa, per via dell’acqua ferruginosa. Davanti alla cascata si apre una sorta di piccolo laghetto, con acqua profonda pochi centimetri. Intorno, la tipica vegetazione boschiva delle zone umide. Il nome della cascata non deriva dalla colorazione, ma dal termine con cui venivano chiamate in dialetto le nocciole, molto presenti in forma selvatica nel bosco circostante la cascata.

Immagini della Cascata delle Colore.

Proseguendo lungo il sentiero si incontrano i ruderi dell’antico Mulino delle Colore.

Continuando fino a raggiungere un bivio che indica a sinistra Barbarolo, si abbandona il sentiero CAI 827, si guada il torrente (passerella sulla destra tra la vegetazione) e si prosegue in questa direzione risalendo lungo una strada ghiaiata fino a un cartello che indica La grotta della Memoria,che si incontra scendendo a destra tra i campi per circa 200 metri.

La grotta della memoria

L’arenaria morbida e facilmente lavorabile di cui è fatto il Contrafforte si è prestata fin dall’epoca preistorica alla costruzione di cavità o all’adattamento di quelle naturali, per creare ripari e rifugi naturali per persone o animali, semplici magazzini per attrezzi o ambienti in cui conservare il cibo. La grotta della memoria è una delle cavità più ampie, con una pianta poligonale e soffitto e pareti tagliate in modo regolare.

La grotta deve la sua denominazione al fatto di essere stata utilizzata come rifugio da parte della popolazione locale durante i combattimenti del 1944-45 e come nascondiglio per i partigiani. È arrivata a contenere fino a 20 persone. Rimasta chiusa per decenni, se ne era quasi perduto il ricordo, fino a quando, di recente, è stata individuata da un residente della zona, ripristinata e resa agibile.

 

Foto di Stefano Radicchio Serra su loianoweb.it

Tornati sul sentiero si ricomincia a salire, fino ad un piccolo gruppo di edifici colonici detto Cà di Prandoni; sulla destra si diparte una carrareccia che gira attorno alle case e raggiunge in poche centinaia di metri il piccolo e grazioso Oratorio di San Cristoforo.

L’Oratorio di San Cristoforo

L’esistenza di questo oratorio è testimoniata da documenti risalenti ai primi anni del XVI secolo. Nel 1467 la Parrocchia di San Cristoforo fu soppressa ed unita a quella dei Santi Pietro e Paolo di Barbarolo. L’edificio è piccolo e ben proporzionato, a base rettangolare. L’esterno ha una facciata con timpano, frutto di rimaneggiamenti di probabile epoca settecentesca, e un avamportico sorretto da colonne quadrate e da semipilastri ai lati. L’interno è semplice. Adiacente all’edificio principale vi è un’ala con tetto spiovente, utilizzata come sacrestia e piccolissima casa canonica.

Dedicato al culto mariano, ad oggi l’oratorio non e più in uso ma, in concomitanza con la discesa della Madonna di San Luca, viene portata in processione alla chiesa di Barbarolo la riproduzione di un’antica immagine della Madonna di San Cristoforo.

Si ripercorre il sentiero a ritroso fino alle case, si prosegue in salita fino ad oltrepassare il nucleo abitato detto Casedro e, dopo un breve rettilineo fiancheggiato da piante da frutto, si trova sulla destra l’imbocco di un sentiero erboso che si inoltra in piano tra i campi e prosegue nella macchia fino ad attraversare un tratto molto caratteristico, noto come Le Lastre.

In questo punto il sentiero si incunea tra formazioni di arenaria, in parte in sede naturale e in parte scavato nella roccia. Si prosegue fino a raggiungere il borgo denominato di Trebbo di Barbarolo, un piccolo nucleo di case, le più antiche delle quali sono in pietra, e una fontana, sempre in pietra. Sul muro di un edificio, riconoscibile per la scala esterna riparata da una tettoia, è visibile il simbolo dei Maestri Comacini, attivi nell’Appennino Bolognese fina dal XIV secolo.

Proseguendo sulla strada asfaltata si raggiunge il vicino centro abitato di Barbarolo, con la sua importante chiesa.

La chiesa e il borgo di Barbarolo

La Chiesa di Barbarolo, dedicata ai SS. Pietro e Paolo e ricostruita nel ventesimo secolo, poggia su una pieve protoromanica che si fa risalire al VII-VIII secolo d.C. ed è stata, col titolo di abbazia, sede di un plebanato da cui dipendevano numerose chiese, cappelle ed ospedali.

Dell’ edificio originale restano tracce di eccezionale valore: sono visibili capitelli ad intreccio di fogliame, risalenti probabilmente al X secolo e sotto il livello dell’attuale chiesa è presente un’antica cripta con interessanti arcate, visitabile previa richiesta al sagrestano. L’attuale struttura della chiesa, dovuta a rifacimenti del Sette-Ottocento, altera la lettura d’insieme d’edificio, le cui parti più antiche sono coeve alla cripta di S. Maria di Montovolo.

Fino a tempi relativamente recenti Barbarolo ha costituito, con i suoi borghetti e le numerose case sparse, il borgo più popoloso dell’intero comune. A testimoniare dell’importanza e della vitalità di questo centro ricordiamo che proprio a Barbarolo fu fondata nel 1902, ed ebbe sede per oltre mezzo secolo, la Cassa rurale di depositi e prestiti, attualmente Banca di Credito Cooperativo, trasferitasi a Loiano nel 1958.

Dalla chiesa si prosegue in salita, sulla sinistra, seguendo la strada asfaltata e, oltrepassata una trattoria, si trova sulla sinistra l’indicazione per l’antica fonte in pietra della Castellina, recentemente restaurata, che si presta ad una sosta fresca e dissetante.

Dopo un breve tratto sull’asfalto lungo la Statale della Futa in direzione Loiano, si segue l’indicazione sulla destra e si raggiungono i Casoni, un piccolo borgo di antiche case rurali costruite direttamente sull’arenaria . Qui si innesta un raccordo con l’itinerario breve.

Alla fine dell’abitato, in prossimità di un grande albero di cedro, si svolta a destra per un sentiero che si sviluppa tra proprietà private, rasenta un’antica sorgente con fonte e lavatoio, attraversa campi e tratti di bosco e offre squarci di panorama sul contrafforte pliocenico fino alla pianura. Si prosegue fino alla casa rurale Cà di Cavedagna (indicata sulla mappa), la cui recinzione si costeggia tenendola alla sinistra. Lungo il crinale sono visibili tracce di postazioni per armi, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Giunti alla strada asfaltata ci si dirige verso la Guarda o piegando verso destra lungo la strada comunale o attraversandola ed imboccando il ripido sentiero che si inerpica fino al crinale e che lo segue verso nord con tratti esposti e panoramici. Raggiunta la località de La Guarda, si chiude l’itinerario scendendo all’Anconella tramite la strada comunale: le indicazioni sono ben visibili prima di entrare nell’abitato.

La Guarda

La Guarda è un antico centro risalente al XIV secolo, che deve il suo nome alla funzione di luogo di controllo lungo l’antica strada Bologna – Firenze. L’edificio più antico del borgo ha un ampio portico sorretto da colonne quadrate, in mattoni, sormontate da massicce travi in quercia. Un architrave posto sulla porta è datato 1520 e reca il simbolo dei Maestri Comacini; in questo edificio si trova un antico oratorio, ora destinato ad usi civili, intitolato a San Carlo Borromeo, che vi celebrò messa nel 1574, al ritorno da un pellegrinaggio a Roma.
Una bella documentazione fotografica del borgo si trova sul sito Prolocoloiano.com

la guarda loiano

I giardini del Casoncello

Per chi passa da queste parti è consigliata la visita ai Giardini del Casoncello, un luogo meraviglioso che la proprietaria, Maria Gabriella Buccioli, ha creato trasformando il podere di famiglia in un giardino. I lavori sono iniziati nel 1980 con il recupero della casa padronale e del fienile, attuato nel pieno rispetto dei luoghi e delle strutture originarie, per terminare nel 1996 con la piena realizzazione dei giardini.Qui la natura e la mano dell’uomo si fondono per dare vita a un luogo magico, colorato in ogni stagione dell’anno, con piante adatte al clima, alle stagioni e ai terreni della zona. Vi si scoprono anfratti, radure, aiuole, parti di bosco che si addentrano nei giardini e viceversa, una enorme varietà di piante, fiori e arbustive, scelte e collocate con cura per realizzare non un orto botanico ma un giardino delle meraviglie, dove trovare un angolo di pace e armonia. Giardini, al plurale, perché il Casoncello è un insieme di più spazi dai nomi particolari pensati e voluti distinti ma comunque collegati tra loro: giardino delle erbe, della costa di casa, giardino-frutteto, bosco-giardino, orto-giardino, radura delle lucciole, giardino della casa che non c’è, prato dei ciliegi e tanti altri. Per la coltivazione delle piante e la lotta ai parassiti e alle erbacce non vengono utilizzati prodotti chimici di nessun genere.

I Giardini del Casoncello sono raggiungibili in auto dalla Fondovalle Savena (attraverso La Valle di Scascoli) o dalla Statale della Futa (attraverso la Guarda o l’Anconella) con indicazioni in loco.
Per informazioni e prenotazioni https://giardinidelcasoncello.net/come-raggiungerci/

Dove dormire

Dove dormire

All’Anconella

CASA DI CINTI appartamenti per vacanze nel borgo dell’Anconella, disponibili anche per una sola notte
Via San Vincenzo 8/1 Loiano tel. 051-928033 info@casadicinti.com

BORGO ANCONELLA appartamenti per vacanze in edificio storico presso la Trattoria Anconella
Via Anconella, 39 tel. 051-928373 affittacanconella@libero.it

A Barbarolo

LA TORRETTA DI BARBAROLO B&B in antico edificio in località Poggiolo nei pressi di Barbarolo
Via della Valle 25 Loiano tel. 380 635 3310 info@latorrettadibarbarolo.it

Dove mangiare

All’Anconella

TRATTORIA ANCONELLA ristorante in edificio storico nel centro del borgo, cucina tipica
Via Anconella, 41/43 Loiano Tel. 051-928373

A Sabbioni

BAR IL TELEGRAFO bevande e panini
Via Sabbioni 37 Loiano tel. 051 654 5447

A Barbarolo

BAR TRATTORIA NALDI trattoria casalinga tra Barbarolo e la Statale della Futa
Via Barbarolo 8 Loiano tel. 051-928041